Ansia e attacchi di panico, quando la paura impedisce di vivere.

Si stima che i disturbi di ansia siano fra i più comuni tra tutti i disturbi psicologici (circa 24% del totale). La maggior parte delle persone che soffre di questo disturbo vede l’ansia come qualcosa di esterno, che viene da fuori e verso cui non si può fare nulla, se non attendere che passi. In realtà l’ansia dipende esclusivamente da noi, dal nostro modo di percepire, prevedere ed evitare situazioni.

Differenza fra ansia e paura

La paura è una risposta emotiva in presenza di un pericolo,include :
1) Attivazione fisiologica (battito cardiaco accelerato, sudorazione, morsa allo stomaco)
2) Comportamenti specifici di fuga/evitamento o di attacco, interferenza e peggioramento nelle capacità e nelle prestazioni dell’individuo
3) Esperienza soggettiva di tensione e rilevante timore

La paura è uno stato transitorio che inizia in situazioni stimolo ben definite, in cui il livello di attivazione corporea si innalza improvvisamente e scende o cessa al venir meno di tali situazioni.
Per ansia si intende l’anticipazione di un pericolo o di un evento futuro vissuto come negativo, accompagnata da sentimenti di inquietudine o da sintomi fisici di tensione. Gli stimoli percepiti come pericolosi possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno. Presenta:
1) risposte soggettive: sensazioni personali di disagio/apprensione dovute al pericolo imminente che incombe sul soggetto
2) risposte cognitive: preoccupazioni, pensieri di pericolo, aspettative negative, focalizzazione dell’attenzione e ipervigilanza
3) risposte fisiologiche: tensione muscolare, iperventilazione, tachicardia, sudorazione ecc..
4) comportamenti osservabili: tremori, iperattività/irritabilità, comportamento di fuga ed evitamento.

Ansia e paura sono emozioni molto collegate fra loro, spesso i due termini sono usati in modo interscambiabile, sono entrambe reazioni di allarme con una funzione adattativa e predispongono a comportamenti di attacco o fuga.
Sono quindi emozioni molto importanti per la nostra sopravvivenza.
Un livello moderato di ansia in specifiche situazioni è utile in quanto permette l’aumento dell’attenzione verso uno specifico compito.
Pensiamo ad uno studente che deve sostenere un esame. L’ansia verso tale compito lo porterà a studiare per maggior tempo, con maggiore attenzione e cura, se però il livello di ansia è troppo alto, le sue capacità cognitive ne risentiranno e al momento della prova potrebbe non riuscire a ricordare tutto ciò che ha immagazzinato in precedenza.

Quello che ci diciamo

Il livello di ansia percepito dipende molto dal nostro dialogo interno, cioè da quello che noi ci diciamo in determinate situazioni.
Lo studente di prima potrebbe entrare in un circolo vizioso di ansia continuando a ripetersi “farò una brutta figura, sarò bocciato…sarà una tragedia, i miei genitori saranno delusi, non riuscirò a laurearmi..”; oppure può vedere l’esperienza in un modo più realistico “sono preparato per questo esame, ho studiato abbastanza da essere promosso anche se non con il massimo dei voti. Se dovessi essere bocciato potrò sempre rifare l’esame, preparandomi meglio”.
E’ evidente che i due dialoghi interni provochino due reazioni diverse.

Panico

Un livello di ansia molto forte può sfociare nel panico, un periodo circoscritto di intensa paura che talvolta si avvicina al terrore, associato spesso ad un senso di catastrofe imminente e pericolo mortale. Un attacco di panico dura normalmente minuti, più raramente ore, si presenta talvolta inaspettatamente e spesso è provocato dall’esposizione a situazioni o fattori stressanti identificabili e prevedibili. Lascia l’individuo in uno stato d’ansia e di estrema debolezza. Le persone che soffrono di attacchi di panico spesso riferiscono che gli sta accadendo qualcosa di terribile, si sentono in grave pericolo, sentono che stanno per perdere completamente il controllo, che stanno per impazzire. Gli episodi di panico sono comuni a tutte le forme di disturbo di ansia.
Il primo attacco è spesso preceduto da eventi stressanti della vita (fisici e psicologici), si verifica in condizioni di tensione e pressione emotiva elevati o quando si è malati fisicamente, stanchi e con umore depresso. Dopo il primo episodio di panico di solito la rassicurazione del medico è sufficiente a fornire sollievo temporaneo e tranquillità. Ma, se si verifica un secondo episodio, l’individuo comincia a temere che si verificheranno altri episodi ovunque e in momenti imprevedibili, diventa ansioso e apprensivo sviluppando un modello di comportamento evitante e di rado si sente al sicuro. Si evitano situazioni in cui sente che potrebbe presentarsi una crisi o da cui sarebbe difficile fuggire rapidamente; vengono pianificati strategie, itinerari e possibilità di fuga. Questo evitamento, però, è la principale causa del mantenimento della paura. Evitando una situazione si rinforza la convinzione che sia pericolosa e che non si è in grado di affrontarla. Inoltre, allontandosi da uno stimolo che genera paura, la paura si abbassa, e questo rinforza l’associazione “stimolo-paura” e “lontano dallo stimolo-no paura”.
Probabilmente, quello che accadrebbe rimanendo in una situazione che provoca panico, sarebbe un graduale “esaurimento” fisiologico del panico stesso, e quindi il ritorno a una situazione di tranquillità.

Gli occhiali che usiamo per guardare il mondo.

Fondamentale nei processi di percezione delle emozioni è la VALUTAZIONE che facciamo dello stimolo. Immaginiamo la stessa reazione fisica in due situazioni diverse:
Situazione 1) Sento il battito cardiaco accelerato e davanti a me ho la persona che mi piace
Situazione 2) Sento il battito cardiaco accelerato e davanti a me ho una bestia feroce
Nel primo caso descriverò di provare “innamoramento”, “gioia” o emozioni piacevoli simili; nel secondo caso dirò di provare “paura”, “terrore”. Eppure la sensazione fisica è stata la medesima, ma la valutazione cambia tutto.
Epitteto affermava: “L’uomo è turbato non tanto dalle cose, ma da ciò che egli pensa delle cose”

Siamo quindi quello che pensiamo? Io, in parte, penso di sì.

Che cosa fare?

Il nostro modo di parlarci e di valutare le situazioni influenza moltissimo le nostre emozioni.
E’ per questo che nel trattamento dei disturbi di ansia diventa fondamentale lavorare sul proprio dialogo interno, per individuare e quindi modificare quei pensieri disfunzionali che provocano l’aumento della paura.

Dal punto di vista comportamentale si lavora per modificare la risposta messa in atto in presenza della situazione ansiogena.
Infatti allontanarsi dallo stimolo che spaventa rafforza l’idea che esso sia pericoloso. E’ necessario «abituarsi» a tale stimolo e farlo diventare familiare. Questo viene fatto attraverso l’esposizione dal vivo e l’esposizione in immaginazione allo stimolo temuto. Rimanendo nella situazione temuta, l’ansia fisiologicamente decresce con il tempo e questo permette l’evidenza che la situazione non sia pericolosa. Allontanandosi da tale situazione nel momento in cui la paura è al picco massimo si rinforza l’associazione di tale stimolo con il pericolo.
E’ importante scardinare l’associazione stimolo/paura e comprendere che fra i due c’è un passaggio importantissimo, la nostra valutazione (immagine/dialogo interno) ed è questa a provocare ansia, la nostra previsione su ciò che accadrà in presenza di quello stimolo.
Riuscendo piano piano ad affrontare situazioni percepite come impossibili, si rinforza il senso di auto-efficacia, cioè la percezione di riuscire ad affrontare situazioni future.
Altro aspetto importante su cui lavorare è la PERCEZIONE e il RILASSAMENTO del proprio corpo. Il trattamento dei disturbi di ansia e attacchi di panico prevede dei training per l’apprendimento di tecniche di rilassamento quali per esempio il Training Autogeno, il rilassamento progressivo alla Jacobson e il Training Autogeno Respiratorio (RAT).
La terapia cognitivo comportamentale prevede un lavoro su ognuno di questi aspetti, in modo collaborativo con il paziente. La persona è parte attiva del trattamento e il terapeuta gli fornisce gli strumenti più adeguati per ristrutturare il suo modo di affrontare la vita.

In conclusione, ansia e paura fanno parte delle nostre emozioni di base, per questo sono necessarie come tutte altre per un buon adattamento all’ambiente.
Diventa importante, quindi, percepirle ed esprimerle nel modo migliore affinché siano nostre compagne nella vita senza impedirci di viverla.

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