Finzione o realtà, quando i movies spiegano le emozioni.

Mi è capitato di rivedere un bellissimo film della Diney, Inside Out, il film incentrato sulle emozioni. Ho deciso di fare un’analisi di questo cartoon, perché tratta in modo leggero un argomento molto complesso e interessante.

Il film mi è piaciuto molto, Disney-Pixar è un binomio che difficilmente delude.

È abbastanza evidente che ci sia stato un grande studio dietro, il tutto è stato costruito con l’aiuto di bravi psicologi/psichiatri/neuropsicologi/psicoterapeuti (di stampo cognitivista credo). Non è semplice spiegare a dei bambini il ruolo delle emozioni e credo che questo film riesca bene nel suo intento.

All’inizio le emozioni sono molto immature, non si rendono conto fino in fondo della loro importanza…soprattutto Tristezza viene sempre allontanata, si vedrà poi alla fine del film come anche Lei abbia un ruolo fondamentale nella vita della piccola Riley, la protagonista.

È stato divertente fare un giro nella mente umana, ho trovato geniale la ricostruzione delle varie parti che compongono il nostro cervello-mente. Le varie isole tematiche, che costituiscono un po’ i nostri costrutti di base. Valutiamo l’ambiente in base a loro, ci muoviamo in base a loro…possono essere intaccate da alcune nostre esperienze ma possono anche “ristrutturarsi”, cosi come accade alla giovane protagonista. La presenza dei ricordi di base, l’importanza del sonno per fermare i ricordi nella nostra mente e dei sogni come rilettura degli eventi in modo fantasioso e bizzarro…sono tutti elementi corrispondenti alla realtà, messi in scena come parti di una macchina perfetta in funzione.

Per tutto il film è evidente come ci possano essere punti di vista diversi in base all’emozione predominante, come la tristezza in realtà a volte possa essere paura e di come il dialogo interno influenzi le nostre emozioni. Nel film le emozioni parlano fra di loro e queste discussioni portano ad una scelta piuttosto che ad un’altra. Nella seconda parte del cartone animato, alcuni ricordi vengono riletti dalla protagonista in modo diverso rispetto all’inizio, questo perché Gioia e Tristezza non sono più nel “quartier generale” per cui le uniche emozioni a guidarla sono Rabbia, Disgusto e Paura. La ragazza si sente perduta, prende scelte avventate perché in balia di Rabbia e riesce a ritrovare i suoi genitori e la sua serenità solamente condividendo la sua tristezza, che provoca comprensione ed empatia.

Quando Gioia capisce che solo Tristezza può risollevare la situazione le lascia il comando e tutto prende un’altra piega. L’emozione bistratta da tutti è l’unica che riesce a riportare la serenità fra Riley ed i suoi genitori. Nel film viene esplicitato come anche i ricordi belli possano portare tristezza, ma una tristezza “buona”…la nostalgia. Per questo non è sempre necessario allontanarla da noi, non è necessario che sia sempre Gioia a comandare ma deve essere una sorta di danza coordinata fra tutte le emozioni.

L’idea di un quartier generale gestito da Gioia, Rabbia, Tristezza, Disgusto e Paura rende bene l’idea.

Ora veniamo ai punti meno convincenti.

Sicuramente mancano delle emozioni all’appello, le emozioni di base comprendono anche la sorpresa, il piacere e l’interesse ma credo che non siano state inserite per motivi di semplificazione.

Non condivido l’idea che Gioia debba essere sempre al comando, come detto più volte è un lavoro di squadra fra tutte le emozioni…mantenendo sempre un ottimismo di base che non fa male. In effetti la scoperta che si fa lungo tutto il film è proprio questa, a volte possiamo permetterci di essere tristi senza per questo sentirci in difetto o colpevoli. Anzi, condividendo il nostro stato d’animo possiamo trovare l’appoggio di chi ci è accanto, scoprendo che le nostre paure possono essere condivise e i ricordi possono essere la base per un nuovo futuro.

Il mio giudizio globale sul film è positivo, la critica più frequente che ho letto da “esperti del settore” è che si dia l’idea di una persona spinta solamente dalle emozioni…come se fossimo solamente un groviglio di ansia, paura, gioia, tristezza, rabbia…senza altro ad aiutarci. Io credo, invece, che il film mostri in modo fantasioso e creativo un meccanismo complesso in cui le emozioni hanno una funzione centrale ma non unica, in cui siano necessarie ma non sufficienti. Inoltre mostra come sia possibile superare un momento difficile con l’aiuto e la condivisione, come sia possibile ristabilire un equilibrio anche quando tutto ci sembra perduto.

Lo suggerisco ai bambini ma anche agli adulti, perché il rapporto con le nostre emozioni è sempre qualcosa che ci spaventa e poterle vivere in modo leggero può aiutarci ad averne meno timore. E poi…non si è mai troppo grandi per un bel cartone animato.

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